Arte / Artigianato

Come si fotografa un gioiello?

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Fotografare i gioielli è un’attività che richiede molta cura.

Gli aspetti su cui porre l’attenzione sono
la luce
il contesto
il valore del soggetto
la forma.

Qualche giorno fa mentre navigavo sul social tiktok, mi ha colpito la tendenza di proporsi come professionista digitale criticando apertamente il lavoro altrui, facendo nomi e cognomi.

Questo atteggiamento che probabilmente è percepito come frutto di una forte consapevolezza delle proprie capacità ci lascia interdetti, perché passiamo da un periodo storico in cui le relazioni professionali raccontate in pubblico, il famoso networking, era caratterizzato da una sequenza di post strabordanti di complimenti reciproci da affiancare a selfie di rito, che poi non si confermavano nelle chiacchiere da corridoio, lontani dal web, all’analisi pubblica del lavoro altrui, con critiche per proporsi come alternativa al cliente in questione.

Se prima l’ambiente digitale era troppo melenso e superficiale, ora vedere certe sciabolate appoggiate virtualmente cercando di spiccare come migliore alternativa, ci riporta a una dimensione per certi aspetti inutilmente crudele.

Cogliamo l’occasione di queste critiche a delle foto di un noto brand, sbocciato sul social TikTok, per condividere qualche informazione utile attraverso alcuni scatti realizzati per Tibet Milano di Thonla e Kunsang, proprietari di due bellissimi negozi a Milano, e di un e-commerce che offre dell’alto artigianato tibetano.

Molti sono pezzi unici, da collezione.

Fotografare gioielli è una delle attività più intriganti e faticose, si ha a che fare con superfici lucide e opache, con la luce, e soprattutto con l’intenzione e le aspettative del cliente.

Padroneggiare la luce.

Il primo consiglio che diamo è quello di osservare i dipinti in cui sono presenti delle gioie e capire come vengono rappresentati, analizzare e individuare il punto dove l’artista ha deciso di appoggiare il bianco per illuminare il gioiello e poi tentare di riprodurre quel tipo di situazione, usando anche un semplice pezzo di vetro e i materiali simili a quelli che si vuole affrontare.

I dettagli di seguito appartengono a una delle grandi opere di Francesco Trevisani, visibile presso gli spazi della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, in occasione della mostra a lui dedicata dal titolo Francesco Trevisani, il mito ritrovato.

Poi non resta che tentare, tentare, sfruttando la luce naturale, la mediazione della carta, di tessuti semi trasparenti.
Studiare la luce fino a riuscire a scattare in un contesto amatoriale una foto professionale, e una volta appreso il kun fu della luce si può pensare di ampliare la strumentazione, investendo in lampade, i lenti macro e tutto il resto che percepite come utile.

Di seguito un utile contributo presente in uno dei migliori canali dedicati alla fotografia: Adorama TV.

Il valore del soggetto.

Per quanto si possa/voglia affascinare il potenziale acquirente, bisogna sempre tenere presente che mentire con un’immagine è un danno al cliente. Si danneggia il rapporto di fiducia tra lui e l’acquirente/follower.

Quindi bisogna realizzare una foto utile che esalti il manufatto ma che sia in equilibrio con il suo effettivo valore, per evitare una grande delusione da parte dell’acquirente.

Non ci sono segreti.

Condividiamo qualche foto di backstage, per capire che queste foto sono nate in meno di mezzo metro quadrato, con una luce da negozio (non abbiamo fatto chiudere) mediata dalla carta artigianale tibetana, che con il suo tono leggermente rosso, ci ha molto aiutato, evitando che ci intralciasse anche la luce proveniente dalla vetrina (con una dominante blu).

Vi consigliamo di cercare Tibet Milano sui social, e di navigare il loro sito internet per farvi un regalo se vi piacciono i gioielli artigianali che provengono dallo splendido Tibet.

p.s. in questo mestiere non ci sono segreti, troverete nei loro profili delle foto che hanno realizzato in autonomia, ricreando il set che ci hanno visto fare.

Perché considerando l’aspetto economico, l’investimento che richiede una fotografia professionale, alcuni pezzi hanno solo bisogno di essere mostrati ai clienti, altri invece necessitano di essere raccontati con cura, a causa della loro unicità.

Tesorj di Jesi

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il saper fare – conoscenza operativa e procedurale, abilità pratiche, esperienza professionale specifica, capacità di gestione dei problemi che si incontrano nella prassi lavorativa…

L’oreficeria caratterizza la memoria di Jesi, ma non sempre la si considera, un gruppo di orafi, ora, ha deciso di ricordarci le sue origini e mostrarci il suo futuro.

Ieri ha preso il via una serie di eventi a introduzione della mostra exempla, visitabile fino al 7 gennaio 2024 presso Palazzo Pianetti, dove sarà possibile ammirare le creazioni di vari maestri orafi e di loro allievi.

In attesa del convegno dedicato a Sant’Eligio, a cura di Italia Nostra, in Palazzo Bisaccioni, ieri è stato possibile godere di una splendida performance curata da cinque scuole di danza della città. Per gli amanti delle foto a colori, sarà possibile rivedere questo spettacolo domani, 3 dicembre, nuovamente in Palazzo Bisaccioni, o in Palazzo Pianetti. Qui potete consultare il programma: TesorJ di Jesi

Dopo questo momento d’incanto, per le anime più temerarie, è stato possibile ascoltare i vari perché di un evento del genere. L’intenzione dell’organizzazione è quella di iniziare un percorso di consapevolezza della ricchezza del saper fare presente ancora nel territorio, per diventare in futuro protagonista, tra ori e bellezza. Sarebbe stato molto bello se a questo incontro avesse preso parte una minima rappresentanza del pubblico distribuito per le scalinate. Perché i destinatari di eventi del genere non sono tanto le presenze eterne del sistema cittadino, quanto i ragazzi e le ragazze. Tutto quello che ha a che fare con il sapere, la sua tutela, è strettamente legato a loro.

Nella terra di Lucagnolo, un cortometraggio di Geniale Olivieri, curato da Giovanna A.M Massacci, ha permesso di visitare una bottega orafa del 1966, emozionando chi quella bottega l’ha vissuta, da allieva. Ma quel tipo emozione si è fatto ancora più forte quando la presidente dell’Associazione Gli Ori di Jesi, Maria Marchegiani, ha ritrovato in sala l’anziano maestro orafo Amici, che generosamente ha raccontato la sua vita, dai sui inizi ad Asmara, fino all’esser stato il primo orafo a portare a Jesi l’oro bianco, e probabilmente anche la passione per la bicicletta. Ma questa è un’altra storia.

Qui trovate tutte le informazioni riguardanti la rassegna: Tesorj di Jesi

Gemelli Culturali

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gemellaggio (fr. jumelage) – Atto simbolico con cui due città o paesi appartenenti a nazioni diverse stabiliscono di istituire e sviluppare fra loro legami di stretta fraternità a scopi culturali…

La Pinacoteca di Jesi è il cuore della città, ed è sempre strano per noi percepire che questo aspetto non sia ben chiaro a molte persone.

I musei non sono semplici luoghi dove la storia viene custodita, spolverata, restando a disposizione di una determinata tipologia di umani, che con le mani vellutate che non conoscono fatica e la parlata verbosa, scrollandosi la muffa dalle tempie, li percorrono con un forte senso di superiorità. No, il museo gente così se la scrollerebbe di dosso, se solo potesse. Chiuderebbe le sue porte a doppia mandata, se solo gli fosse concesso di scegliere chi far entrare.

Il museo è memoria, è stimolo, è il luogo delle domande, con poche risposte, ma quelle poche divertenti e arricchenti. Il museo è il posto più bello del mondo, in ogni luogo si trovi, e questa Pinacoteca è il luogo più bello del mondo, a Jesi, in via XV settembre, al civico 10 per la precisione.

Quando siamo stati chiamati a raccontare con le nostre macchine il Gemellaggio Culturale tra Jesi e Mayenne abbiamo accettato con grande piacere perché ogni volta che abbiamo modo, trasciniamo a Jesi gli amici convinti che l’Italia sia un’unica enoteca costruita su una palafitta che poggia solo su quattro città, non vi stiamo qui a dire quali, e li portiamo a scoprire l’arte che vi dimora.

Dal 2019 la squadra della Pinacoteca e l’amministrazione hanno messo in piedi un progetto ambizioso, in stretta collaborazione con i rispettivi di Mayenne.

Il gemellaggio culturale che è nato, affrontando le difficoltà date dal Covid19, è la dimostrazione che amare l’arte, la propria terra, e condividere determinati valori, può solo generare bellezza.

“Partendo dal patrimonio conservato nei rispettivi musei e dallo studio di tutti gli elementi che compongono l’identità delle due città, gli artisti sono stati invitati a riflettere su alcuni temi che legano Jesi e Mayenne.” [pag.12 cat]

Dal primo piano, scendendo poi nelle Sale Espositive Betto Tesei, si ha la possibilità di scoprire un dialogo tra due città che hanno in comune non solo un fiume che dà loro il nome, l’Esino e la Mayenne, ma anche la testardaggine dei loro abitanti.

Gemelli Culturali sarà visitabile fino al 19 marzo 2023, e tenete presente che la sua versione francese è stata accolta e goduta da 13.000 persone, praticamente tutti gli abitanti di Mayenne, per motto d’orgoglio consigliamo agli abitanti della città regia di doppiare, almeno, quel numero.

Un vero viaggio artistico, una mostra che mette in relazione il patrimonio storico di Jesi, Mayenne e del loro territorio circostante grazie alla creazione contemporanea.

B959, Pensiero Manifesto e Xavier Noël hanno dimostrato che la semplicità che percepiamo in certe opere realizzate oggi, rischiando di banalizzarla con il nostro giudizio, in realtà è frutto di un agire mirato, consapevole, e soprattutto di un’osservazione attenta del luogo e della sua atmosfera.

Xavier è colui che ha imposto la colonna sonora ispirato dall’insospettabile duo: Albano e Romina. Chi può resistere infatti al fascino, o alla maledizione, di Felicità?

Questa parola si legge sulla maglietta che ha posto alla sua scultura che lo ritrae in un dialogo di maschere che mostrano la caratteristica più evidente delle facciate delle due città, il laterizio e il marmo sale e pepe. Le ali che si pone, come se fossero uno zainetto, e non realizzandole direttamente sull’opera, trasmettono l’idea bellissima che si è autori delle proprie scelte, come Icaro, ma che osservandosi, e riconoscendosi nell’altro, indossandone la maschera, si vola, senza perdersi, restando sempre se stessi. Scegliendo, forse, a volte, di metterle da parte, con le maschere.

Andando al sodo: lasciatevi stupire da Carole Rivalin che con la sua opera L’éventail des couleurs ci mostra la potenza del colore, anzi dei colori che avvolgono Jesi, riscoprite (o scoprite, come abbiamo fatto noi) il fratello di Cerbero, Òrthros, che con condivide con lui una delle sale,realizzato da Fabrizio Cotognini, fatevi incantare dalla delicata e mai banale capacità di sintesi di Guillaume Sardin, memorizzate i suoi moniti nelle sue Scenè de Bacchanale, guardate l’Annunciazione di Lorenzo Lotto per un minuto, chiudete gli occhi e ripensate all’opera nella vostra mente, girate la testa leggermente a destra, aprite nuovamente gli occhi, ed ecco lì, la vostra sintesi si fa materia grazie alla sensibilità di Paola Tassetti.

Percorrete la galleria ammirando l’occhio poetico di Emanuele Scorcelletti che vi porta a Mayenne, prendendo per la mano la vostra anima, e ammirate quel piccolo colonnato, nato come unica opera di 7 metri, ma posta qui, in questo modo, per ovvi motivi, realizzato da Cyril Zarcone, Colonne sans fin, e nella sua integrità individuate gli elementi architettonici tipici di Jesi, e per esclusione quelli di Mayenne, a meno che non ci siate già stati, e passeggiate tra le foto realizzate dall’occhio attento di Sandrine Jousseaume, in bianco e nero. Amato bianco e nero.

“Ecco allora che l’artista, che abbina sensibilità e desiderio e capacità di manifestarla, diventa ambasciatore ideale.” L.Butini

Scendendo al piano terra, nelle Sale Tesei, bianche per l’occasione, lasciatevi avvolgere dal dialogo tra le due comunità d’artisti. Non date nulla per scontato. Osservate e toccate. Giocate con l’equilibrio, le forme, e leggete quello che ha da dirvi l’Adolescenza.

ARTISTI e OPERE
B959, Chronos
Florian Chevillard et Pensiero Manisfesto, Torchio Nebiolo
CH RO MO, Eserizio 13. Peso e Inerzia
Fabrizio Cotognini, Ὄρθρος, Òrthros
Sandrine Jousseaume
Xavier Noël, Felicità (regard, regard)
Carole Rivalin, L’éventail des couleurs
Jean-Simon Roch, Jeu d’èquilibre
Guillaume Sardin, Scène de Bacchanale
Emanuele Scorcelletti
Paola Tassetti, Pigmentario Lotvs
Francesca Tilio, Adolescents du XXI siècle
Cyril Zarcone, Colonne sans fin

Per maggiori informazioni: Turismo Jesi

“A la Croisée des Chemins”
Mazarin al Vox

Johannes in concerto a Palazzo Pianetti

Anche la musica è stata protagonista, grazie alla maestria di Mazarin e di Johannes, con i loro due modi, completamente diversi, ma ugualmente potenti, di cantare la loro malinconia.

In questi abbracci potete intuire la fatica che hanno affrontato tutti i protagonisti di questa avventura, e sarà sempre tra le nostre foto preferite, quella in cui, solitario, Mathias si allontana, sopraffatto dalle emozioni, accompagnato dalle note di Ti amo di Umberto Tozzi, il brano che canticchiava durante la cena di saluto, anzi di arrivederci.